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Nigeria, liberato il sacerdote sequestrato domenica dalla sua parrocchia - Vatican News

www.vaticannews.va 31-10-2023 12:37 3 Minuti
Il vescovo della diocesi, monsignor Nzukwein, ringrazia per le preghiere e parla del momento difficile per la Chiesa locale. Nel 2023 sono già 30 rapimenti lampo a danno di religiosi nel Paese, alcuni finiti anche in tragedia con la morte dell'ostaggio. Casale (Africa): il clero cattolico è più esposto perché vicino al popolo e presente anche nelle aree remote È durato poco più di 24 ore l'incubo del rapimento per padre Thaddeus Tarhembe. Il sacerdote prelavato nella prime ore di domenica 29 ottobre, da una banda armata dalla canonica della parrocchia di Sant'Anna, nello Stato di Taraba, nella Nigeria nord-orientale, è stato rilasciato dai suoi rapitori nella tarda serata di ieri, lunedì 30. La buona notizia, ripresa dall'agenzia Fides, è stata diffusa dal direttore delle comunicazioni della diocesi di Wukari, padre John Laike, che ha inoltre fatto sapere che "il vescovo della diocesi cattolica di Wukari, monsignor Mark M. Nzukwein, a nome dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici della diocesi, ringrazia e apprezza tutti per le preghiere e la solidarietà in questo momento difficile nella vita della nostra giovane diocesi". Padre Tarhembe è solo l'ultima delle vittime di rapimenti, che si risolvono spesso nel giro di pochi giorni ma che a volte finiscono anche in tragedia. Lo scorso 17 ottobre una banda di pastori Fulani si è introdotta nel monastero benedettino di Eruku nello Stato di Kwara, nella Nigeria centro settentrionale, e ha catturato un novizio, Godwin Eze, poi ucciso dai rapitori, e due postulanti, Anthony Eze e Peter Olarewaj, in seguito rilasciati. "Padre Godwin Eze è stato ucciso per spaventare i due postulanti che erano stati rapiti con lui", hanno detto a Fides i benedettini del convento di Eruku. La situazione in Nigeria è allarmante: nel 2022 sono stati 32 i sequestri ai danni di appartenenti al clero, religiosi e religiose e nell'anno in corso circa una trentina. I sequestri a scopo di estorsione sono da tempo un vero e proprio business per i gruppi criminali e di fondamentalisti. Sacerdoti e religiosi sono considerati "bersagli facili". Proprio nello Stato di Taraba nei giorni scorsi il Vigilante Group of Nigeria (gruppo che assiste la polizia regolare nel combattere il crimine) ha arrestato quattro persone sospettate di fare parte di una banda dedita ai sequestri di persona. "La Nigeria vive un momento di instabilità interna, regolarmente si verificano violenze, in questo clima i religiosi sono una delle parti più esposte sia per un motivo religioso sia perché vivono senza protezioni, anche nelle località più remote", spiega a Vatican News Enrico Casale, africanista e giornalista della rivista Africa, ricordando che le aree più a rischio sono il nord-est della Nigeria, dove si muovono i gruppi di fondamentalisti islamici ma che "non meno rischiose sono le aree del delta del Niger e le grandi aree urbane come Lagos, in cui opera la criminalità comune che fa i rapimenti a scopo di estorsione". Casale affronta poi il tema delle lotte interetniche che vedono i pastori Fulani di fede musulmana attaccare le comunità cristiane, solitamente composte da coltivatori: "Superficialmente possiamo leggerle come violenze interreligiose, ma il più delle volte sono scontri per il controllo delle risorse, che sono sempre più scarse. La religione diventa un pretesto per attaccare i cristiani". L'esperto infine riferisce che recentemente il governo di Abuja ha aumentato le risorse per le forze dell'ordine ma queste fanno fatica a controllare ampie aree remote del Paese ma anche le grandi periferie delle città. "I cristiani non sono una minoranza - sottolinea in conclusione - sono una componente fondamentale del Paese ma in alcune zone sono visti come una minaccia da alcuni gruppi, tuttavia non c'è una persecuzione specifica nei loro confronti".

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